LE GENERAZIONI RICOSTRUITE / 10. Decima generazione: Luigi Degiorgi
DECIMA GENERAZIONE: LUIGI DEGIORGI

I FIGLI DI DEGIORGI LUIGI (1878-1965) E DI GATTITERESA (1890-1976)
Questo capitolo é molto importante in quanto parleremo di persone che anche la mia generazione ha conosciuto. I figli dei miei nonni: mio zio Giovanni (sìu Giuanin), mia zia Maria (sìa Marijn) e mio papà Adriano (Driàno oppure Dego). Purtroppo mio padre è mancato nel 2008 e anche i miei zii non ci sono più ma ho di loro un ricordo bellissimo, molto vivo e prensente eccetto per lo zio Giovanni (mancato nel 1976, come la nonna) che era malato da tempo, abitava a Valenza e non sono mai riuscito ad andarlo a trovare (potrei anche averlo visto, incontrato, ma ero molto piccolo e non me lo ricordo assolutamente).
Le notizie sui figli di Luigi Degiorgi e Teresa Gatti (i miei nonni) sono molto precise, approfondite e talvolta supportate da testimonianze vere, raccontate dagli stessi protagonisti quando erano in vita. Per fare un esempio: quando è mancata mia nonna avevo soltanto 5 anni ma ricordo abbastanza bene e chiaramente alcune storie che mi raccontava, per farmi dormire, per farmi giocare, per tenermi buono. Ricordo una donna già molto anziana, molto malata e che non stava mai bene, una donna robusta, sempre vestita di nero, con i capelli bianchi, sembre ben tenuti e fatti su dietro la testa con uno spillone di “quelli di una volta”, un viso buono, due occhi scuri e dolcissimi. La nonna Teresa viveva con noi in casa e nonostante le sue problematiche di salute si preoccupava moltissimo di noi e accudiva anche me quando ero molto piccolo. Un fatto particolare che mia mamma mi raccontava era questo: mia nonna, per far smettere il cane del mio vicino di abbaiare perché io stavo dormendo, uscì nel cortile e per correre dietro al cane, inciampò, cadde e si ruppe un braccio; povera nonna, tutto questo lo aveva fatto per me, per far si che quel cane non mi svegliasse. E per causa mia si ruppe il braccio. Mi raccontavano anche quando ero piccolino che giocavo nel box con tutti i miei pupazzetti, la nonna non mi perdeva mai di vista, era seduta vicino a me, nel divano in fianco al termosifone ed io dentro al box tranquillo, sotto la sua attenta soerveglianza e supervisione. Il nonno Luigi, purtroppo, morendo nel 1965, non lo conobbi proprio perché sarei nato nel 1971, 6 anni dopo la sua morte.
Il nonno ha in cumune una data importante, è nato il 1°marzo come mio figlio Simone ma ci sono soltanto quei 124 anni di differenza tra di loro (tra bisnonno e pronipote).
I tre figli di Luigi Degiorgi e Gatti Teresa sono:
1. Giovanni Carlo Mario (Pieve del Cairo 23-5-1909 – Valenza 9-11-1976) morto a 67 anni
2. Maria (Pieve del Cairo 16-4-1913 – Mede 5-2-2004) morta a 90 anni
3. Adriano Pietro* (Pieve del Cairo 6-9-1922 – Mede 16-10-2008) morto ad 86 anni
ANALISI DEI NOMI

GIOVANNI CARLO MARIO: il primogenito di Luigi e Teresa, per tutti é stato solo Giovanni (sìu Giuanìn). Nasce a Pieve del Cairo il 23 Maggio 1909. Si sposa con la signorina De Paoli Anna nata a Cervesina (PV) il 10 maggio del 1934. Da questo matrimonio nascono 2 figli che sono tuttora viventi e con la loro discendenza:
Luigina (1934)
Giuseppe (1943)
Giovanni muore a Valenza Po (AL) il 9 novembre 1976 all’età di 67 anni. Dello zio Giovanni non ricordo nulla, quando è mancato avevo solamente 5 anni ed essendo gia malato da tempo ed abitando a Velenza, non ho mai potuto conoscerlo[1]. Quello che sapevo dello zio Giovanni era dato dai ricordi di mio padre che mi raccontava di suo fratello, più grande di lui di 13 anni. Lo zio Giovanni sofrriva da tempo di Cardiomegalia[2]

MARIA: secondogenita di Luigi e Gatti Teresa, nata a Pieve del Cairo il 20 aprile 1913, deceduta a Mede nel febbraio 2004 all’età di 90 anni (gli ultimi 2 anni li ha trascorsi presso la Casa di Riposo Sacra Famiglia di Pieve del Cairo). Si sposa nel 1933 a Pieve del Cairo con [1]Borghini Pietro Arturo (lo zio Pierino, detto “bälòs”), lei ha 20 anni e lui 27. Una nota curiosa: si sposano il 2 settembre alle ore 5 e 30 del mattino e il sacerdote che celebra il matrimonio è Don Battista Cordara (detto il curatone). Si sposano prestissimo in quanto, subito dopo il matrimonio dovranno prendere una “corriera” (oggi lo chiamano pulmann di linea) che li porterà in viaggio di nozze verso la Garfagnana, in Toscana (là abitavano alcuni famigliari di Pietro Borghini). Dal loro matrimonio nascono 3 figli, tutti con la loro discendenza che perderà il cognome Degiorgi:
Carla Borghini (1935-1992) a 57 anni
Pierluigi Borghini (1939-2016) a 77 anni
Teresio Borghini (1944-2000) a 54 anni
Maria é la sorella di mio padre, Il marito Pietro é morto il 9 marzo del 1982 a 76 anni nella sua casa di Pieve del Cairo;

[1] Borghini Pietro Arturo (1906-1982) marito di Degiorgi Maria, nato a Pieve del Cairo, figlio di Borghini Luigi (1868-1930) e di Protti Carolina (1866-1942). Numerosi tra fratelli e sorelle: Carlo Giuseppe Cesare 1890, Ernesta Maria Teresa 1892, Primo Natale Pietro 1894, Giuseppe Giovanni 1897, Maria Cesarina Amalia 1900, Borghini Mario Cesare 1902, Borghini Pierino Arturo 1906, Borghini Carlo Arturo 1913. Piccolo Albero genealogico dei Borghini
Borghini Michele (??)

ADRIANO PIETRO (mio papà):
In questo caso la persona che vado a trattare è per me un gigante (non tanto di statura quanto di levatura morale), una colonna, una roccia, una quercia, un perno molto molto solido e una delle persone più straordinarie che abbia mai avuto la fortuna di conoscere: il mio papà.
Si, proprio lui, Adriano Degiorgi, “äl Dègo” per i pievesi, per i suoi amici, per tutti. Lo chiamavano anche “äl pitùr” perché di professione ha fatto, per almeno 40 anni, l’imbianchino, il tappezziere, il decoratore. Ha fatto anche altri lavori prima ma vorrei arrivarci passo per passo.
E’ superfluo dire che sono felicissimo di poter parlare di lui e anche se papà non è più con me da quasi 13 anni, non mi rattrista affatto pensarlo, anzi, mi rallegra e mi rende sempre più orgoglioso di lui.
L’avventura di questa “indimenticabile” persona inizia il 6 settembre 1922 alle 10 pomeridiane (le 22), quando viene al mondo da Teresa Gatti (nònä Tirisìn) e da Luigi Degiorgi (nònu Ciö).
E’ il terzogenito della famiglia, prima erano nati Giovanni (siu Giuanìn) nel 1909 e Maria (sia Marijn) nel 1913, lui arriva nel 1922, dopo i duri anni della prima guerra mondiale che hanno visto il nonno allontanarsi da casa per 3 anni, anni in cui la vita quotidiana di ogni persona si era fermata per far spazio agli avvenimenti storici che, solo Dio sa, quanti morti hanno lasciato in uno scenario Europeo e Mondiale.
Papà nasce a Pieve del Cairo, nella casa di Via Benzo Benzoni allora al n. 19 (oggi è il 60) già “Contrada Ramponata” prima di avere questo nome.
Nonno Luigi ha già 44 anni mentre la nonna ne ha 32. Ci sono già due figli di 13 e 9 anni e lui arriva in una calda giornata pre-autunnale. Casa Degiorgi sentirà di nuovo i vagiti di un neonato dopo diversi anni.
Viene battezzato l’11 Settembre nella Parrocchia B.V. della Consolazione dal curato Don Nicola Ansaldi per conto del Prevosto Gerolamo Avanza e gli vengono dati i nomi di Adriano Pietro. Pietro è un nome che nella famiglia Degiorgi è comunissimo, quasi in ogni linea generazionale se ne trova uno ma Adriano è un nome che non è mai stato attribuito a nessuno fino ad ora. Papà non mi ha mai detto perché fosse stato chiamato così. Padrino e madrina furono Alessi Ambrogio (di Giovanni) e Tosini Pierina (di Pietro), entrambi pievesi e residenti a Pieve.
In questo stesso anno, mentre papà “strillava come un forsennato” (come tutti i bambini), poco più di un mese dopo, ebbe luogo la “Marcia su Roma”, manifestazione armata organizzata dal Partito Nazionale Fascista: 50.000 camice nere si diressero sulla capitale rivendicando dal sovrano la guida politica del Regno d’Italia. Si concluse con la nascita del governo Mussolini… ma la storia la sappiamo…
Ritorno a parlare di papà: frequenta l’asilo tra il ’25 e il ’28 e poi va a scuola frequentandola con buoni risultati fino alla quinta elementare che finirà nel 1933. La sua insegnante era la Maestra Bice Penacchi (classe 1908, era una giovanissima ragazza che aveva appena iniziato ad insegnare) “lä Bìce” o “signorina Bìce” perché non si sposò mai.
Conservo ancora la sua cartella di scuola di vellutino marrone con le bretelline e la maniglia (non certo uno zaino dell’Invicta come oggi) con tutti i suoi quaderni di italiano, storia, grammatica, matematica. Quaderni dalle copertine a tinta unita, marroni, neri, blu. Dentro c’è ancora un portamatite di legno con dentro la gomma, il coltellino per fare la punta alla matita, la matita bicolore (blu e rossa) e una matita copiativa di colore nero (quella di cui le tracce non si potevano cancellare). Dentro anche un penna con pennino ancora bello. Insieme ai quaderni, un contenitore con dei fogli bianchi, ancora da usare e 2 strati di carta assorbente per l’inchiostro.
Papà, termina la scuola ed ha il suo “pezzo di carta”, un diploma elementare che non tutti, negli anni prima di lui, riuscivano ad ottenere. Era il pieno “ventennio fascista” dove nasceva la ONB (Opera Nazionale Balilla) per l'assistenza e per l'educazione fisica e morale della gioventù, suddivisa per età e per sesso in vari corpi. Papà fu “figlio della lupa” (tra i 6 e gli 8 anni) e poi “Balilla” dagli 8 anni fino a quando finì la scuola. So da lui che non frequentò avanguardisti o altri gruppi giovanili. Spesso, in quel periodo, i ragazzi erano attirati da questi ideali “obbligatori” che come diceva lui: “ä ti mätìvän in téstä sensä näncä ciämàt äl pärmés”.
Erano gli anni intorno al 1935-36 e papà, giovane adolescente, entrava nel magico mondo del lavoro.
Sono arrivato agli anni 35-36 che sono stati quelli in cui ha iniziato a lavorare. E di lavori ne ha fatti diversi prima di diventare quello per cui sarà sempre conosciuto: l’imbianchino. Prima ha fatto il “mistrìn” (cioè l’aiutante di coloro che erano più esperti) diventando poi bravo ed autonomo nel suo lavoro. Ma prima di arrivare a questo vorrei trattare alcuni anni spensierati della vita di papà, anni che non durarono molto perché da li a poco sarebbe scoppiato il secondo conflitto mondiale.
Nel 1936 passa alcuni mesi lontano da casa e precisamente, coincidenza di due matrimoni delle sue due cugine di primo grado Gisella Degiorgi (1907-2003, Giséla) e Amalia Degiorgi (1909-1945, detta Lia), alcuni mesi a Milano ed altri a Barzanò (in provincia di Como), paese in cui andò ad abitare lo zio Francesco Degiorgi (1881-1909) tanti anni prima.
In quel soggiorno milanese, lo zio Secondo Degiorgi (1875-1967, papà di Gisella e fratello del nonno Luigi) lo porta a visitare molti luoghi caratteristici della città: il castello Sforzesco, il teatro alla Scala dove lui aveva l’abbonamento nel loggione perché gli piaceva tanto la musica classica, la galleria Vittorio Emanuele e quello che gli rimase più impresso, il Duomo (äl Dòm). Il giorno che ci andò, c’era una grande celebrazione presieduta dal Cardinal Schuster e dato che zio Secondo cantava nel coro, portò anche papà con lui. Ricordava un particolare che mi diceva con orgoglio: l’arcivescovo passando a benedire i fedeli, si fermò vicino al coro e lo vide, così giovane in mezzo ai cantori tutti più vecchi di lui, gli diede un libretto e gli disse: “Bravo giovanotto, canta anche tu mi raccomando. Ti benedico”. Papà ringraziò e rimase soddisfatto di questo incontro che non dimenticò mai. Quel cardinale sarebbe stato un grand’uomo durante la seconda guerra mondiale, di animo caritatevole aiutò tanta gente bisognosa e salvò la vita a tante persone dando loro asilo e protezione senza guardate tanto i pensieri religiosi o politici.
E’ qui che papà conobbe il Cavalier Alfonso Masciadri, marito della cugina Gisella che gli mostrò lo stabilimento di colori e vernici di cui era proprietario insieme ai fratelli e con un capitale davvero ragguardevole. Papà lo ricorda come una persona veramente benestante, seria, distintissima, elegantissima ma molto gentile. Diceva “l’erä siùr mé’l màr mä brav mé un toc äd pän”. Era talmente importante il Masciadri che le trattazioni di Borsa non iniziavano senza di lui (così si diceva). Il soggiorno milanese di papà durò quel periodo, solo quell’anno per poi andare a Barzanò, a metà tra i due laghi di Como e Lecco, dalla cugina Lia che si era sposata con il signor Gigli Francesco, un giovane bergamasco vecchio stampo, deciso, tenace, irruento, che prese molto a cuore papà e insieme passarono “delle bellissime giornate”, così raccontava.
Un periodo un po’ diverso per papà, un qualcosa di differente rispetto alla vita pievese e poi, era rimasto solo a casa con mamma e papà perché Giovanni e Maria si erano sposati (ovviamente più vecchi di lui) e avevano messo su famiglia. Lui, giovane 14enne pieno di curiosità e voglia di vedere il mondo. Era giovane ed era già zio, a 12 anni nel ’34 di Luigina Degiorgi (la figlia di Giovanni) e a 13 anni, nel ’35 di Carla Borghini (figlia di Maria). Per lui, ovviamente, era presto per pensare alla famiglia. Da li a poco arriveranno altri nipoti, nel ’39 Luigi Borghini, nel ’43 Giuseppe Degiorgi e nel ’44 Teresio Borghini.
Dal ’37 al ’40 lavora come applicato in comune, come scrivano, postino, messo, insomma, un po’ tuttofare. Lavoro che non durerà a lungo perché poi arriva la cartolina, la chiamata alle armi che, purtroppo per lui, coinciderà con l’appena iniziata Seconda Guerra Mondiale. Il 10 giugno 1940 l’Italia entra in guerra e papà, pochi mesi dopo riceverà la chiamata, quando compirà i 18 anni il 6 di settembre 1940. La chiamata alle armi degli uomini mise in crisi le famiglie che si trovarono senza manodopera per i lavori nei campi e senza quel minimo di introito che garantivano un normale bilancio famigliare. Ci fu un grande sforzo da parte di coloro che restarono in paese e, in molti casi, si ebbe dimostrazione di un grande senso di solidarietà. Un ruolo fondamentale lo ebbero le donne che moltiplicarono i loro sforzi adattandosi a fare anche lavori tipicamente maschili ed andando a “giornata” nelle altre famiglie in cambio di soldi o comunque di aiuto per i lavori più duri come l’aratura e la mietitura.
In questo contesto papà, giovane e inesperto in tutto, con una valigetta di cartone, partirà per un’avventura che, neanche lui lo sapeva, lo porterà via dalla sua casa e dalla sua Pieve per cinque lunghi anni.
I primi mesi del ’41 ad Asti, poi circa 2 anni a Palermo, dal ’42 al ’43, al campo base organizzato nel complesso dello Stadio “La Favorita” (ex Stadio “Littorio”), gli ultimi 2 anni, dal ’44 al ’45, prigioniero in Inghilterra nei pressi di Birmingham. Anni duri, sia quelli in Sicilia che quelli nel Regno Unito, lontani da casa. Solo una volta, nel ’43, dalla Sicilia tornò a casa in congedo perché avevano ricoverato il nonno in ospedale per una brutta polmonite che si pensò fatale ma che poi guarì, grazie a Dio e alla tempra fortissima di quell’uomo d’altri tempi.
E papà in Inghilterra imparerà abbastanza bene l’inglese, un po’ per necessità e un po’ anche per attitudini alla lingua che diceva: “äm piàsä pròpi pärlà inglès”, lingua che usava quando doveva farsi capire in mezzo anche a tantissimi commilitoni stranieri. Nonostante la lontananza da casa, per fortuna, non era il solo italiano, come lui ce n’erano tantissimi che erano stati fatti prigionieri di guerra e dovette arrangiarsi, “at vö murì brav om?” o era così o era così lo stesso.
La gioia di papà fu quando, nel ’45, la guerra era finita e tutti potevano tornare a casa. In Inghilterra tutti i giornali inneggiavano alla fine del conflitto e la gente del posto gridava: “Musso is dead” (Mussolini è morto). E anche la guerra era morta e papà, dopo 5 anni di privazioni, di sacrifici, di dolore e di sconforto, poteva tornare finalmente a riabbracciare mamma e papà e tornare nella sua amata Pieve. Aveva 23 anni, era giovanissimo ma tante erano già state le vicissitudini della sua vita.
Tornato a casa dalla guerra, dopo 5 lunghi anni via da Pieve, è pronto ad iniziare davvero la sua vera vita di giovane uomo di 23 anni. Il lavoro in comune non c’era più perché era partito per il militare proprio negli anni più sbagliati che potevano capitare. La sua permanenza sotto le armi quindi non era stata di una durata “standard” ma più lunga per via della guerra.
Fortunatamente non ha avuto la peggio come tanti altri ragazzi che persero la vita sui fronti, nelle prigioni o perché magari si erano ammalati gravemente durante le prolungate permanenze sotto le armi, in condizioni igieniche assolutamente pessime. Dalla corrispondenza che ho potuto trovare, sono sembrati anni duri di paure, di preoccupazione ma vissuti con intelligenza, lucidità, rassegnazione e con un po’ di quella “sana incoscienza”, tipica forse dell’età.
E papà una volta tornato a Pieve fa il barbiere, prima da apprendista, da aiutante e poi da solo. Questo lavoro lo terrà fino alla metà degli anni ’50.
Nella testa di papà, ormai superati i 30 anni, non balena la benché minima avvisaglia di metter su famiglia, “äg l’avä näncä in ment”. Il suo pensiero era la casa, il lavoro, gli amici e sicuramente (lo vorrei sperare) anche le donne. Ma non voleva legami e la sua vita correva ancora indisturbata da tali incombenze e “fastidi”. Con i suoi amici, d’estate non andavano al mare o al lago, andavano a Po, a fare il bagno (lä nödä) perché quello era il loro mare o magari anche qualche roggia (lä rùsä) andava bene lo stesso. Il divertimento era assicurato, con quel poco ottenevano tanta felicità.
Papà non aveva la macchina, non prese mai la patente, neanche sotto le armi, quindi il suo mezzo di locomozione principale era “la biciclätä” e il suo inseparabile Vespino azzurro metallizzato con quel micidiale parabrezza (che non riparava soltanto dal freddo e dalla pioggia ma probabilmente impediva anche quella già poca aerodinamicità che il mezzo aveva).
Ma stando a Pieve non serviva così tanto avere mezzi particolarmente avanzati e anche perché, se serviva qualcosa di più, c’erano gli amici, i “veri amici” che erano sempre pronti per ogni cosa si avesse bisogno. E chi erano gli amici di papà? Ne potrei menzionare diversi, sia della sua leva (il ’22) che altri più giovani o anche più vecchi. Nella vita di papà sono state tante le persone care al suo cuore e me ne ricordo diverse: Cécu Mänfrèd, Luigi Pezzali (äl Digäl Nò), Pino Milani (mobiliere e restauratore di alto livello), Oreste Broglia (äl pesadù, suo grande amico e coetaneo che a noi bambini dava i gettoni per le giostre), al Tugnass, Bràgiu, Turibio Ghezzi, Guido Volpi detto Cràmer (il più anziano del ’22, ancora vivente), Märtè, Vintälòn, Walter Barbieri (al savatìn), gli amici del municipio Giovanni Maiolio (Giuanìn), Giovanni Casone (Cäsòn), Romano Tusìn, uomo di un’umanità incredibile, senza tralasciare il geometra Angelo Garberi (Gàble), Remo Merli (al Marlìn, äl sartù), Pietro La Gnàgä che faceva il “ciclista” e guidava anche il carro funebre. Come dimenticare Primo Bonizzoni (al Primin), Ugo e Pelo Broglia, Ivo Massarotti e la Pinin, äl Bòno, äl Murät, äl Mùff, l’ävucàt Belòn, äl dutùr Stürlä (che chiamava amichevolmente Dino), äl Gino Sfundrìn cun lä sò Emma, Pipàs, al Pieròt, al Carlòt, Burgògnä, al Giuänìn al mäslè, Ciändelòne, Pipìn Gälänt e la sò Cesarina, i Sigulìn, äl Barbunìn (con quest’ultimo anche parenti di terzo grado per via della nonna paterna), tutti grandi amici di papà. Uno dei più vecchi era, che ho conosciuto da ragazzino, Giuan Bärśiśä, quasi di una generazione più avanti rispetto a lui e ai suoi amici ma che ricordo con piacere perché erano sempre insieme (da piccolo, all’oratorio mi comprava “lä pulèntä” come li chiamava lui ma erano i “Rodeo”). E poi ancora, il Carleto Mänfrèd (al tulé), il capomastro Pece, Ugo Piacentini e i suoi indimenticabili risotti alla Casa del Giovane. E come non ricordare il vicino di casa ed amico Sandro Chiocca e altro e l’amico poeta Francesco Boneschi (Cicòt). Tutte persone scomparse purtroppo ma che hanno lasciato un segno nella sua vita. Quanti nomi, soprannomi, nomignoli, vezzeggiativi che riportano automaticamente alla persona, senza passare dal loro esatto nome anagrafico (tante volte sconosciuto alla maggior parte della gente). Lui, per esempio, era conosciuto da tutti come “äl Dègo äl pitùr”, e quando era ragazzo era “äl fiö däl Ciö”, non l’Adriano Degiorgi… chi è l’Adriano Degiorgi? Con il suo nome non veniva così facilmente identificato così come con il soprannome.
Tra tutto questo “ben di Dio” di nomi papà vive indisturbato la sua giovinezza nella sua amata Pieve.
Ma l’incontro con il suo amico Francesco Manfredi, al Cécu, sarà un rapporto di lavoro ed amicizia che durerà per tutta la vita (ricordo con tanto piacere sia lui che la sua Giacumìnä)
Iniziano insieme a fare gli imbianchini, dopo la metà degli anni ’50 a Mede, per il signor Aldo Audazio prima e poi, il suo datore di lavoro storico, il Commendator Erminio Tondi per il quale lavoreranno sodo tantissimi anni insieme lui e il Cécu. Ogni mattina, Tondi li veniva a prendere e li portava a destinazione, poi li riportava a casa, con quel Camioncino, un Fiat 238 grigio (poi in Fiat 1100 sempre grigio) che faceva da pulmino e da deposito di bidoni di vernice (tulòn), rulli, pennelli e pennellesse (pnèl).
Papà lavorava giorno e notte e nel 1961, quando lui ha 39 anni e il nonno ne ha già 83 e la nonna 71 (già anziani) decide di fare lavori di ampliamento alla casa di via Benzo rendendola un po’ più confortevole e comoda, soprattutto per due persone anziane. E’ del 1953 il rogito in cui avviene il passaggio di proprietà della sua casa tra il nonno Luigi e papà che diventa l’intestatario dell’immobile, cose burocratiche fatte per un futuro prossimo o lontano, che dovevano essere fatte.
Lui non ha assolutamente intenzione di sposarsi quindi, per il momento, io non esisto ancora (e non ero minimamente nei suoi pensieri). Gli piaceva fare il “giunòt”.
Anni 50-60: Sono gli anni intraprendenti di papà durante lo svolgimento del suo lavoro, tutti i giorni, dal lunedì alla domenica e di nuovo. Mai fermo, lavorare per gli altri, per se stesso, sia durante le sue ore lavorative che fuori, sempre lui e il Cècu, sempre insieme. Durante la settimana lavoravano con Tondi, il sabato e la domenica sempre a fare “visìg” per tutti, uno da una parte, uno dall’altra e spesso anche insieme. Quanti lavori hanno fatto che oggi non si fanno più tipo mettere la carta da parati (quelle a righe, anticate, con i fiori, le tinte unite forti), fare gli zoccoletti di legno, le perlinature, gli stucchi ai soffitti, i rosoni ai lampadari e quante porte seccate dal sole sverniciate, stuccate e con due mani di vernice lucida per legno (äl flàtìn) tornavano come nuove perché una volta non si buttava via nulla ma si metteva a posto, si recuperava. E quei lavori fatti con gioia, passione, con calma, non come oggi che quando inizi un lavoro la prima cosa che ti chiedono è “ma lei quando ha intenzione di finire?”. E la retribuzione non era mai abbondante, era sempre onesta, pesata, ponderata, spesso anche gratis, per il piacere di farlo (intanto venivano sempre ripagati con quello che era giusto). E tra lo stipendio e i lavoretti extra la famiglia non sopravviveva ma viveva dignitosamente, senza sfarzi o eccessi s’intende, ma con una certa stabilità economica, quella che manca ormai quasi a tutti, oggi.
Intanto nonno Luigi inizia ad accusare i duri colpi della vecchiaia, non della malattia perché era sano come un pesce ma è il 1965 e nonno Luigi ha 87 anni, tanti. La vita che ha fatto, in cui non si è risparmiato in nulla, lo ha provato, debilitato, stancato e piegato su se stesso. La sera dell’ultimo dell’anno, il 31 dicembre 1965 in casa Degiorgi non si festeggia, anzi, si piange e si prega perchè nonno Luigi non soffra troppo. Papà è lì con lui, con la nonna e non so chi ci fosse quella sera ma sicuramente saranno accorsi anche altri parenti.
Papà, alla richiesta del nonno: “A gh’ö vöiä dä fümà” lo accontenta senza farsi troppe domande e senza quell’inutile preoccupazione nei confronti della sua salute. Nonno prende in mano “lä sigàlä”, tira una mezza boccata e dice: “Bàstä, än nä vöi pü”. E pochi minuti dopo il nonno spira dolcemente, quasi come addormentarsi. Papà lo diceva sempre: “S’ha smursà mé nä cändìlä”. L’unico cruccio del nonno è stato quello di non aver fatto in tempo a vedere il suo Driàno sposarsi. Aveva già avuto 5 nipoti (Luigina e Giuseppe Degiorgi, Carla, Luigi e Teresio Borghini) e 2 pronipoti (Cristina, figlia di Luigina Degiorgi e Giovanna, figlia di Carla Borghini) ma gli mancavano gli eredi di mio papà (in sostanza mancavo ancora io). Purtroppo parlo del nonno solo per “sentito dire”, per ricordi che mi hanno raccontato perché non l’ho conosciuto.
Ma arriverà anche il momento per papà e verso la fine degli anni ’60, a Pieve già da diversi anni, lavorava per il signor Combi (un caseificio con produzione e vendita al dettaglio dei loro prodotti), a Cairo, una giovane donna dai bellissimi occhi scuri e dai lunghi capelli neri, una ragazza che veniva dall’Oltrepò Pavese, da Zavattarello per la precisione. Tranquilla, educata, molto bella (sono un po’ di parte ma era veramente bella); sto parlando della persona che sarebbe stata, da lì a poco, la donna della sua vita: la mia mamma.
Non conosco molto bene i fatti ma credo che li abbiano letteralmente “buttati insieme” perché sia lei che lui, arrivati ormai lei alla soglia dei 40 anni e lui a quasi 50, non avevano nessuna seria intenzione.
Gliel’hanno fatta conoscere, si parla di un primo appuntamento che, come potrebbe sembrare, andò piuttosto bene. A questo primo ne seguirono altri e finirono per frequentarsi, mettersi insieme, fidanzarsi e sposarsi.
Era il 2 giugno 1970, la mamma abitava a Cairo e si sposarono lì. Il matrimonio fu celebrato dal Rettore Giovanni Sozzani (lä Vän’tä). Grande festa quel giorno, una cinquantina di invitati tra parenti ed amici (conservo ancora intatto il loro album di nozze). Mamma era splendida con quell’abito bianco e anche papà non scherzava con la sua “müdä” scura. C’erano ancora nonna Teresa, nonna Costantina (la Danesin, veneta fino al midollo ma con nessuna flessione veneta nella parlata), lo zio Benedetto e la zia Felicina da Bagnaria e tutti i parenti ed amici di papà e mamma (dalle foto riconosco tante persone che non ci sono più: Balòs, Gatòn, äl Tugnàs, Stänùsä, l’Oreste äl pesädù, al Cécu, Pidrìn Schiena, äl dutùr Stürlä e alcuni altri di cui mi sfugge il nome).
I testimoni furono il signor Erminio Tondi di Mede (il datore di lavoro di papà) e zio Guido, fratello di mamma (che faceva il “cäntuniè”). Purtroppo mancavano all’appello nonno Giovanni e nonno Luigi, morti rispettivamente nel 1962 e nel 1965.
E finalmente papà ce l’ha fatta. Non si parlava di “viaggio di nozze”, assolutamente. A casa c’erano nonna Teresa, 80 anni, anziana e con tanti problemi di salute, da accudire e da sorvegliare.
Papà e mamma non erano più ragazzini, avevano quasi 40 anni lei e quasi 48 lui. Mamma era felice, una persona di animo buono, generoso, stupendo, una donna che non ha mai pensato a se stessa ma solo al bene degli altri. E papà? Beh, che dire… papà era contento di essere arrivato a sposarsi, felice, orgoglioso ed innamorato della sua “Tìnä” (ricordo le sue parole: “Carlo, äm räcumändi, fa no mé mì, spusät no vég”).
Era un uomo ancora giovane che aveva faticato, aveva fatto la guerra, sapeva cosa volesse dire “responsabilità e dovere”. Sarebbero stati molto felici insieme, due persone diverse ma molto simili caratterialmente, due persone di un’estrazione sociale umile, povera, vissuti però sempre con la testa sulle spalle.
Giunti entrambi a questo punto della loro vita, dovevano pensare al loro futuro e ad un erede … senza perdere troppo tempo.
Con l’arrivo del loro figlio Carlo il 18 giugno 1971, la famiglia Degiorgi è completa.
Mio padre è deceduto all’Ospedale San Martino di Mede alle prime ore (00.50) del 16 Ottobre 2008 all’età di 86 anni, a causa di una polmonite. Questo probrema, con un fisico già minato da tanti problemi dovuti all’età e le scarsissime difese immunitarie che nel frattempo erano sopraggiunte, ha avuto la meglio su di lui; mia madre (che tratterò più avanti in un altro capitolo) è mancata il 21 agosto 2012 a Pieve del Cairo, alla casa di Riposo Sacra Famiglia a causa dei Morbo di Parkinson.

FERRARI ALBERTINA MARIA GIUSEPPINA (mia mamma)
nata a Zavattarello Valverde (PV) il 25-07-1930, quando ancora i due comuni, ora distinti, erano uniti in uno solo.
Quartogenita di 5 figli, nasce e cresce nella piccola frazione delle Moline insieme alla sua famiglia formata da papà, mamma, i suoi fratelli, e i due nonni.
Si trasferisce in Lomellina, a Cairo (PV), frazione di Pieve del Cairo (PV) nel 1948, lavora come commessa in un'azienda casearia locale finchè nel 1970 si sposa.
Scriverò su di lei in una pagina a parte del sito per dedicare maggiori approfondimenti sulla sua figura e sulla sua famiglia di origine (di cui dispongo moltissime informazioni)

Atto di Battesimo della Parrocchia di Pieve del Cairo del 1909:
Degiorgi Giovanni Carlo Mario
L’anno del Signore 1909 il giorno 23 del mese di Maggio alle ore 10 e mezzo di sera, nella Parrocchia della B.V. della Consolazione di Pieve del Cairo é stato presentato nella Chiesa un fanciullo di sesso mascolino al quale sono stati imposti i nomi di GIOVANNI CARLO MARIO. Figlio di Luigi e di Gatti Teresa. E’ stato amministrato il battesimo da me parroco sottoscritto. Padrino Degiorgi Pietro e Gatti Giovanni.
Teol. Prev. Gerolamo Avanza
Atto di Battesimo Parrocchia “S. Ambrogio” Cervesina, 1914:
De Paoli Anna Francesca Albertina
L’anno del Signore 1914 ed alli dodici del mese di Marzo nella Parrocchia di Cervesina sotto il titolo di S.Ambrogio comune di Cervesina é stato presentato un fanciullo di sesso femminile. Nato a Cervesina l’anno 1914 ed alli cinque del mese di marzo alle ore 11. Figlio legittimo di Depaoli Giuseppe (del v.Giovanni e della v.Marchesi Beatrice) nativo di Cervesina e domiciliato in Cervesina e di Bettaglio Teresa (del +Antonio e della v. Scarsi Antonietta) nativa di Pontecurone e domiciliata in Cervesina coniugi Depaoli. Al quale, il giorno dodici Marzo e nella chiesa parrocchiale fu conferito il S.Battesimo da me parroco sottoscritto e gli furono imposti i nomi di ANNA FRANCESCA ALBERTINA. Essendo padrino Bettaglio Francesco del +Antonio della parrocchia di Cervesina e Madrina Cavagna Albertina maritata Bettaglio di Angelo della parrocchia di Cervesina.
Atto di Matrimonio della parrocchia di Cervesina del 1934:
Degiorgi Giovanni Carlo Mario e Depaoli Anna Francesca Albertina (n.6)
Oggi dieci del mese di Maggio 1934 alle ore 6 ant. Innanzi a me Sac. Avv. Giovanni DeMicheli, parroco della Chiesa di S.Ambrogio diocesi di Tortona comune di Cervesina provincia di Pavia, nella chiesa Parrocchiale S.Ambrogio si sono presentati i Signori DEGIORGI GIOVANNI CARLO MARIO di anni 25 nato e domiciliato a Pieve del Cairo, figlio di Luigi e della Gatti Teresa, nati e domiciliati pure in Pieve del Cairo, di professione assistente, celibe e DEPAOLI ANNA FRANCESCA ALBERTINA di anni 20 nata e domiciliata in Cervesina, figlia di Giuseppe e di Bettaglio Teresa, domiciliati e residenti a Cervesina, di professione casalinga, nubile. Alla presenza dei testimoni signori: Borghini Pierino fu Luigi di anni 29 domiciliato a Pieve del Cairo e Sacchi Francesco di Edoardo di anni 25 domiciliato a Cervesina, ...per contrarre tra loro il matrimonio secondo le disposizioni di Santa Romana Chiesa
Atto di Battesimo parrocchia Pieve del Cairo del 1913:
Degiorgi Maria
L’anno del Signore 1913 il giorno 20 del mese di Aprile alle ore 16 di pomeriggio, nella Parrocchia della B.V. della Consolazione di Pieve del Cairo é stato presentato nella Chiesa un fanciullo di sesso femmilino al quale sono stati imposti i nomi di MARIA. Figlia di Luigi e di Gatti Teresa. E’ stato amministrato il battesimo da me parroco. Sono stati padrino Degiorgi Carlo e madrina Degiorgi Maria. Teol.Gerolamo Avanza
Atto di Matrimonio parrocchia di Pieve del Cairo del 1933:
Borghini Pietro e Degiorgi Maria
L’anno del Signore 1933 il giorno 2 del mese di Settembre nella parrocchia di Pieve del Cairo sotto il titolo di B.V. della Consolazione, messe le tre pubblicazioni nella parrocchia é stato amministrato il matrimonio tra BORGHINI PIETRO ARTURO di anni 27, nato a Pieve del Cairo, figlio di Luigi e di Protti Carolina e DEGIORGI MARIA di anni 20 nata a Pieve del Cairo, figlia di Luigi e di Gatti Teresa.
T. Avanza Gerolamo
Atto di Morte parrocchia Pieve del Cairo 1982: Borghini Pietro Arturo
L’anno del Signore 1982 il giorno 9 del mese di Marzo alle ore 21 nella Parrocchia B.V. della Consolazione nella casa in Via Statale 211, munita di Sacramenti, Penit.Viatico, unz.ammalati e consolata dalla benedizione papale rese l’anima a Dio Borghini Pietro di anni 76 nativo di Pieve del Cairo e domiciliato in Pieve del Cairo, figlio di +Luigi e di +Protti Carolina, marito di Degiorgi Maria.
Sac. Sandro Lova
Atto di Battesimo parrocchia di Pieve del Cairo del 1922:
Degiorgi Adriano Pietro
L’anno del Signore 1922 il giorno 11 del mese di Settembre nella Parrocchia B.V. della Consolazione di Pieve del Cairo é stato presentato alla Chiesa un fanciullo di sesso maschile nato il 6 del mese di Settembre alle ore 10 pom, figlio di Luigi (del v.Giovanni e della v.Volpini Ercolina) nativo di Pieve del Cairo e domiciliato in Pieve del Cairo e di Gatti Teresa (del fu Andrea e della v.Gatti Maria) nativa di Ottobiano e domiciliata in Pieve del Cairo coniugi Degiorgi, cui é stato amministrato il battesimo dal Curato Nicola Ansaldi e gli furonjo imposti i nomi di ADRIANO PIETRO essendo Padrino Alessi Ambrogio di Giovanni, e madrina Tosini Pierina di Pietro.
La richiesta del battesimo è stata fatta dal padre del neonato.
Teologo Gerolamo Avanza
Atto di Battesimo della Parrocchia di Zavattarello del 1930:
Ferrari Albertina Maria Giuseppina
L’anno del Signore 1930 il giorno 25 del mese di Luglio nella parrocchia di San Paolo Apostolo di Zavattarello é stato presentato nella chiesa una fanciulla nata il 25 del mese di Luglio alle ore 2 della mattina, figlia di Giovanni (del vivo Giuseppe e della viva Filomena Delbue) nativo di Zavattarello e domiciliato in Zavattarello e di Danesin Costantina (di Giuseppe e di Cascioli[1] Maria) nativa di Martellago (Venezia) e domiciliata in Zavattarello, coniugi Ferrari cui é stato amministrato il battesimo da me parroco sottoscritto e sono stati imposti i nomi di Albertina Maria Giuseppina, padrino Giuseppe Buzzi di Davide e madrina Maria Bonini di Luigi.
Sac. Carlo Leardi
Atto di Matrimonio della Parrocchia di Cairo del 1970:
Degiorgi Adriano e Ferrari Albertina
L’anno del Signore 1970 giorno 2 di Giugno nella Parrocchia di Cairo Lomellina é stato celebrato matrimonio secondo il rito di S.R.Chiesa tra DEGIORGI ADRIANO di anni 47 nativo di Pieve del Cairo e ivi domiciliato, figlio del +Luigi e della vivente Gatti Teresa e FERRARI ALBERTINA di anni 39 nativa di Zavattarello e domiciliata in Pieve del Cairo, figlia del +Giovanni e della viv.Danesin Costantina. Testimoni: Ferrari Guido del fu Giovanni e Tondi Erminio.
Prev. Rettore Don Giovanni Sozzani
[1] Il cognome giusto della madre di mia nonna era Cazziol (o Cassiol, perché a volte è riportato anche così)

TRASCRIZIONE DEGLI ATTI DELLA DISCENDENZA
DEI CUGINI (di primo grado) DI MIO PADRE
I figlio di Degiorgi Secondo (1875-1967) e di Veniale Amalia (1881-1947)
Felice Ansemlo (1903-1924)
Gisella (1907-2003)
Voglio riportare anche alcuni atti importanti della linea dei cugini di 1°grado di mio padre.
DEGIORGI FELICE ANSELMO (1903 - 1924)
Felice Anselmo nasce a Pieve del Cairo il 13 maggio 1903 alle 3 del pomeriggio da Secondo Degiorgi (1875-1967, sìu Sicònd) e da Amalia Veniale (1881-1947, sìä Màliä la Fräulònä) e viene battezzato 4 giorni dopo, il 17 maggio dal curato coadiutore Don Francesco Cei per conto del parroco Don Gerolamo Avanza. Padrino è Anselmo Veniale, il fratello della madre e madrina è Degiorgi Maria, la sorella del padre.
La famiglia di Felice, nel 1907, si trasferisce nella grande città, Milano, dove nascerà, in questo stesso anno, il 13 agosto, Gisella Celestina Degiorgi (1907-2003). La famiglia rimarrà a Milano, a Pieve tornerà regolarmente a trovare i nonni, gli zii e i cugini ma, di fatto, saranno per tutta la loro vita milanesi a tutti gli effetti. La generazione di Secondo Degiorgi sarà poi concentrata, dove la troviamo ancora oggi, un po’ nel grande centro cittadino, un po’ nell’hinterland. Sarà sempre, per noi e per papà, quel ramo benestante della famiglia dovuto al matrimonio di Gisella con il Cavalier Alfonso Masciadri nel 1936, proprietario di un importante stabilimenti di vernici e pitture (Ditta Fratelli Masciadri, fondata nel 1933 dalla famiglia).
Tornando a Felice, purtroppo, le cronache che si hanno su di lui sono molto scarse in quanto sarà uno dei Degiorgi a non vivere a lungo. Per circostanze non molto chiare, morirà il 12 ottobre 1924, durante il servizio militare, all’età di soli 21 anni. Dietro una cartolina con la sua foto, unica testimonianza che mi rimane di lui, le parole indirizzate alla famiglia a Pieve, scritte e firmate dai genitori e dalla sorella: “una giovane vita che avrebbe meritato miglior destino”. Un vero peccato, per lui, per la famiglia, per tutti perché sarebbe stato un prezioso testimone di un passato che nessuno della generazione di papà ricordava e lui nascendo nel 1903, avrebbe raccontato fatti che soltanto con i suoi occhi di bambino ha visto e vissuto.
I suoi resti mortali, come tutti quelli della sua famiglia, di papà Secondo, di mamma Amalia, della sorella Gisella e del marito, riposa nel grande Cimitero Monumentale di Milano.
Soltanto Gisella, la sorella ultranovantenne morta nel 2003 a 96 anni, che io ho avuto il piacere di conoscere, parlava di lui lucidamente e lo ricordava nell’età della sua giovinezza, come il fratello “bellissimo, generoso e tanto buono” ancora con le lacrime agli occhi dopo così tanti anni.
Atto di Battesimo del 1903: Degiorgi Felice Anselmo
L’anno del Signore 1903 addi 17 del mese di Maggio nella Parrocchia B.V. della Consolazione di Pieve del Cairo, comune di Pieve del Cairo é stato presentato alla chiesa un fanciullo nato il 13 di maggio alle ore 3 pomeridiane, Figlio di Degiorgi Secondo (di Giovanni e di Volpini Ercolina) nativo di Pieve del Cairo e domiciliato in Pieve del Cairo e di Veniale Amalia (del fu Giuseppe e di Fraguglione Luigia) nativa di Pieve del Cairo e domiciliata in Pieve del Cairo, coniugi Degiorgi cui é stato amministrato il battesimo da me curato Coad. Cei Francesco, delegato dal parroco e sono stati imposti i nomi di Felice Anselmo essendo padrino Veniale Anselmo e madrina Degiorgi Maria.
Prev.Teol. Gerolamo Avanza

GISELLA DEGIORGI (1907-2003)
Nata a Milano nel 1907, dopo che la famiglia si era trasferita dal Pieve del Cairo propio in quell'anno.
Come dice l'annotazione del suo atto di nascita, Gisella ha contratto matrimonio nella Parrocchia di S.Francesco di Paola in Milano il 20 Agosto 1936 con Masciadri Alfonso Angelo, Dalla loro unione sono nati 2 figli (ancora viventi), Iginio (chiamato da tutti Mimmo) nato nel 1937 e Mimma nata nel 1938
Muore a Milano nel 2003 all'età di 96 anni diventando la Degiorgi più longeva di tutta la nostra famiglia.
Comune di Milano – U.S.C. Estratto dai registri degli atti di nascita,
registro n.1 parte B serie 2 Atto n.2372: anno 1907
[1]DEGIORGI GISELLA
L’anno 1907 addi diciassette di agosto alle ore pomeridiane due e minuti dieci, nella casa comunale. Avanti di me Dottor Luigi Cima segretario delegato dal Sindaco con atto 11-04-1904 approvato, Ufficiale dello Stato Civile del comune di Milano é comparso Degiorgi Secondo di anni 32 meccanico domiciliato in Milano il quale mi ha dichiarato che alle ore pomeridiane 11 e minuti 30 del dì 13 del corrente mese, nella casa propria in reparto San Cristoforo al numero 133 da Veniale Amalia casalinga sua moglie seco lui convivente é nato un bambino di sesso femminile che non mi presenta e a cui da il nome di Gisella. A quanto sopra e a questo atto sono presenti quali testimoni Ceresa Francesco di anni 57 portiere e Lampugnani Emilio di anni 47 portiere entrambi residenti in questo comune. Il dichiarante é stato da me dispensato del presentarmi il bambino per igiene dopo essermi accertato della nascita. Letto e sottoscritto. Degiorgi Secondo, Ceresa Francesco, Lampugnani Emilio, Luigi Cima
Annotazione: Degiorgi Gisella ha contratto matrimonio nella Parrocchia di S.Francesco di Paola in Milano il 20 Agosto 1936 con Masciadri Alfonso Angelo come dall’atto trascritto in questo ufficio di Stato Civile al n.1028 registro 1 parte 2 dell’anno 1936. Milano 10 Dicembre 1936 firmato l’ufficiale dello stato Civile Galeazzo Arduino.

I figli di Degiorgi Maria (1875-1974) e di Giovanni Barca (1883-1948)
- Barca Rosa (1910-1997)
- Barca Ercolina (1913-1913)
BARCA ROSA (1910-1997)
Rosa Barca è nata a San Martino la Mandria (una frazione del comune di Gambarana, Pavia) nel 1910, si sposa nel 1940 con Grisoni Carlo (maestro elementare).
Morirà nel 1997 in una casa di riposo del varesotto, nel comune di Belgirate (VA).
Atto di Battesimo della parrocchia di San Martino la Mandria del 1910:
Barca Rosa Alessandrina Angela
L’anno del Signore 1910 il giorno 23 del mese di Ottobre nella parrocchia di San Martino la Mandria sotto il titolo di San Martino vescovo comune di Gambarana é stato presentato alla chiesa un fanciullo di sesso femminino nato nell’anno 1910 il giorno 20 del mese di Ottobre alle ore 16, figlio di Giovanni Barca (del vivente Luigi e della vivente Comelli Rosa) nativo di Ceretto e di Degiorgi Maria (del vivente Giovanni e della vivente Volpini Ercolina) nativa di Pieve del Cairo coniugi Barca domiciliati in San Martino la Mandria. E’ stato amministrato il battesimo da me parroco sottoscritto e sono stati imposti i nomi di ROSA ALESSANDRINA ANGELA essendo stato padrino Massarelli Alessandro (del vivo Domenico) domiciliato in San Martino la Mandria e madrina Barca Angela (del vivo Luigi) domiciliata in San Martino La Mandria. La richiesta del battesimo fu fatta dal padre della bambina
Sac. Crotti Angelo

Atto di Matrimonio della parrocchia di Pieve del Cairo del 1943:
Grisoni Carlo e Barca Rosa
Il giorno 14 Aprile 1943, alle ore 09.00 é stato celebrato il matrimonio tra GRISONI CARLO di anni 45, gia vedovo di Bono Anna, nato a Tortona il 10-09-1898, di professione insegnante, domiciliato in Stresa (NO[1]), figlio di (…) e BARCA ROSA di anni 33, nubile, nata a San Martino la Mandria (Gambarana) il 21-10-1910, di professione casalinga, domiciliata in Pieve del Cairo, figlia di Giovanni Barca e di Degiorgi Maria.
S.Remo Rustichelli
BARCA ERCOLINA (1913)
Nasce a Pieve del Cairo nel 1913, era il mese di agosto, ma morirà subito dopo, non sarà battezzata. Soltanto annotata negli atti di nascita e di morte del comune di Pieve del Cairo.
Le fu dato il nome della sua nonna, Ercolina.

La figlia di Degiorgi Carlo (1888-1963) e Cristiani Rosa (1894-1978)
- Carolina (1920-2004)
Atto di Battesimo Parrocchia di Pieve del Cairo, 1920:
[1]Degiorgi Carolina
L’anno del Signore 1920 il giorno 8 del mese di Febbraio nella Parrocchia di Pieve del Cairo sotto il titolo B.V. della Consolazione é stata presentata alla chiesa una fanciulla di sesso femminile nata il quattro del mese di Febbraio alle ore 8 figlia di Carlo del vivo Giovanni e della viva Volpini Ercolina nativo di Pieve del Cairo, domiciliato in Pieve del Cairo e di Cristiani Rosa (del vivo Giovanni e della fu Bettaglio Carolina) nativa di Pieve del Cairo e domiciliata in Pieve del Cairo coniugi Degiorgi cui é stato amministrato il battesimo dal curato G.Battista Cordara e furono imposti i nomi di Carolina essendo stati padrino Rapetti Marcello del fu Carlo e madrina Cristiani Maria del vivo Giovanni.
Teol. Gerolamo Avanza
Annotazione: Carolina Degiorgi è stata cresimata l’11 novembre 1928 alla presenza del vescovo di Vigevano S.E. Angelo Giacinto Scapardini.
[1] Carolina, conosciuta da tutti noi parenti come Lina, muore a Mortara presso l’Ospedale Asilo Vittoria il 6 agosto 2004 ad 84 anni per un tumore.

Atto di Matrimonio parrocchia Pieve del Cairo del 1954:
Bellazzi Giovanni e Degiorgi Carolina
Il giorno 14 Aprile 1955, alle ore 07.00 é stato celebrato il matrimonio tra BELLAZZI GIOVANNI di anni 46, celibe nato a Magenta[1] il 4-11-1908, di professione agricoltore, domiciliato in Gambolò, figlio di Ambrogio e di Busi Ernesta e DEGIORGI CAROLINA di anni 34, nubile, nata a Pieve del Cairo il 4-2-1920, di professione impiegata, domiciliata in Pieve del Cairo, figlia di Carlo Degiorgi e di Cristiani Rosa. I testimoni dello sposo: Pagani Ambrogio di anni 60, residente a Vigevano. I testimoni della sposa: Bazzano Giovanni Cesare di anni 51, residente a Tromello.

La figlia di Degiorgi Francesco (1881-1909) e Tebaldi Antonia (1883- …)
- Amalia (1909-1945)
Atto di nascita del 1909 comune di Barzanò: Degiorgi Amalia
L’anno 1909, parte 1, serie 0, n. 30, il giorno 5 del mese di aprile dell’anno 1909 alle ore 1 del pomeriggio e minuti zero, in Barzanò, è nata DEGIORGI AMALIA, figlia di Francesco residente in Barzanò e di Tebaldi Antonia residente in Barzanò
U.S.C.Alessandro Consonni
Estratto atto di nascita del 1907 comune di Bergamo: Gigli Francesco
L’anno 1907, n. 807, parte 1, sezione 0, il giorno 12 del mese di giugno dell’anno 1907, alle ore 5 e trenta del mattino è nato in Bergamo, GIGLI FRANCESCO, figlio di (nomi non scritti)
L’ufficiale dello stato civile
Ufficio stato civile di Cadorago: Atto di matrimonio del 1936:
Gigli Francesco e Degiorgi Amalia
L’anno millenovecentotrentasei addi 2 luglio, ore 10 e minuti 30 nella casa comunale di Cadorago, io Cav. Ennio Sonvico, Podestà (…) Sono stati uniti in matrimonio secondo il rito di Santa Romana Chiesa GIGLI FRANCESCO, celibe, di anni 29, di professione orticoltore, nato a Bergamo, residente in Cadorago figlio di ignoto e di ignotae DEGIORGI AMALIA, nubile, di anni 27, di professione filatrice, nata a Barzanò, residente in Lomazzo, figlia del fu Francesco (gia residente in Barzanò) e di Tibaldi Antonia residente in Lomazzo. Agli sposi è stata data lettura degli articoli 130 131 e 132 del Codice Civile del Regno d’Italia dal parroco della chiesa di San Vito e Modesto in Lomazzo, davanti al quale il matrimonio è stato celebrato il 27 giugno 1936.
L’ufficiale dello stato civile Rag. Silvio Colombo
I figli di Degiorgi Carlo “Sivirin” (1877-1954) e Lugani Maddalena (1881-1938)
- Luigi (1906 - …) emigrato in America nel 1933
- Teresina (1920-1946)
Atto di Battesimo della parrocchia di Pieve del Cairo del 1906:
Degiorgi Luigi Carlo Mario
L’anno del Signore 1906 il giorno 12 del mese di Agosto nella parrocchia di Pieve del Cairo é stato presentato alla chiesa un fanciullo di sesso maschile al quale sono stati imposti i nomi di Luigi Carlo Mario. Figlio di Carlo e di Lugani Maddalena. E’ stato impartito il battesimo da me parroco sottoscritto. Padrino Degiorgi Carlo e madrina Degiorgi Maria.
Prev.Teol.Gerolamo Avanza.
Degiorgi Luigi é emigrato in America nel 1933[1]. Nella lista degli imbarchi degli emigranti dall’Italia verso l’America del Sud, in Argentina, scopro che il 24-12-1930, un certo Degiorgi Luigi, nato a Pavia, celibe, di professione jornalero[2], si imbarca sulla nave Mendoza verso Buenos Aires, i dati parlano del 1930, nell’annotazione dell’atto a Pieve del Cairo c’è scritto 1933 ma Degiorgi Luigi, secondo le liste d’imbarco ha 24 anni, quindi nato nel 1906, il suo anno di nascita. Non so se sia lui ma è l’unico dato compatibile che ho su questa persona.[3]
Atto di Battesimo parrocchia di Pieve del Cairo del 1920: Degiorgi Teresina
L’anno del Signore 1920 il giorno 6 del mese di Maggio nella parrocchia di Pieve del Cairo é stato presentato alla chiesa un fanciullo di sesso femminile alla quale sono stati imposti i nomi di Teresina. Figlia di Carlo e di Lugani Maddalena. E’ stato impartito il battesimo da me parroco sottoscritto. Padrino Degiorgi Carlo e madrina Degiorgi Maria.
Prev.Teol.Gerolamo Avanza.
Atto di Morte parrocchia di Pieve del Cairo del 1946: Degiorgi Teresina
L’anno del Signore 1946 il giorno 26 del mese di Settembre alle ore 18 nella parrocchia di Pieve del Cairo in casa di ___ posta in via___, munita di santi Sacramenti, Penitenza, Santo Viatico, Estrema Unzione e confortata con la Benedizione Papale rese l’anima a Dio Degiorgi Teresina in età di anni 26, nativa di Pieve del Cairo, domiciliata in Pieve del Cairo, figlia di Carlo e della fu Lugani Maddalena.
Prev.Remo Rustichelli
[1] la notizia della sua emigrazione é stata trovata nell’annotazione dell’atto di nascita in Comune a Pieve del Cairo. Di lui non si sa più nulla.
[2] Dallo spagnolo Jornalero che voi dire Operaio a giornata, manovale a giornata; Là in America c’era gia lo zio Giovanni Battista Degiorgi;
[3] I dati sono stati presi dal CEMLA, liste di imbarco verso l’America (Centro de Estudios Migratorios Latinoamericanos) e anche gli stessi dati li ho trovati nel sito CISEIonline.it che è il centro di studio dell’emigrazione italiana).